Texte extrait de la recherche La Regia Scuola Italiana de Mirko Vallon
Non appena acquistata la proprietà dell'ex sultano Moulay Hafid, l'ANSMI avvierà, con fondi propri, la costruzione, di quello che ancora oggi è l'Ospedale Italiano di Tangeri, in sostituzione del piccolo dispensario già esistente. L'Ospedale gestito da cinque religiose della Congregazione delle Suore Francescane del Cuore Immacolato di Maria fu inaugurato nel 1929 con una capienza di trentacinque posti letto.
Contemporaneamente alla costruzione dell'ospedale fu istituita all'interno del Palazzo la Scuola che allora, nel suo primo anno 1927-28, comprendeva cinque classi elementari e la prima classe della Scuola Media. L'anno successivo si aggiunse l'Istituto Tecnico e nel 1930 il Liceo scientifico. Il suo massimo sviluppo fu raggiunto a partire dal 1935 con l'istituzione del Reale Collegio Italiano, comprendente il convitto maschile e femminile, così da raccogliere alunni provenienti da tutto il Marocco e dalla Spagna del sud. Un documento di archivio enfatizza l'armonia e l'ordine che caratterizzava la scuola durante il periodo fascista, in quello che all'epoca si chiamava Palazzo Littorio: "Pochi anni sono bastati per formare un complesso armonico di scuole e collegi con una tradizione propria e caratteristiche che si riallacciano all'orientamento attuale dell'Italia […] I bambini sono ammessi a tre anni al giardino d'infanzia, un vero modello del genere, creato per l'attuazione del modello Montessori, che ha séguito in tutti i paesi del mondo. […] A sei anni i ragazzi sono ammessi alla scuola elementare, raccolta sopra un patio di bianco marmo di Carrara, con classi ampie e piene di luce. Anche qui l'ambiente è lieto e sereno; di tanto in tanto i piccoli studenti lasciano le aule e si riversano nel grande parco, cantando le loro canzoni. Si entra al mattino alle 8 e mezza e si finisce alle 16; le mamme che non possono badare i figli nei loro compiti, li lasciano fino alle 17 e mezza ai loro maestri: penserà poi l'auto della scuola a riportarli a casa. Verso gli undici anni i giovani passano alla scuola media, che ha nel cortile centrale del Palazzo Littorio una sede di rara bellezza. Tra inferiore e superiore, la media ha la durata di sette anni e si divide in due rami: umanistico, con lo studio del latino e commerciale. Durante i corsi estrema importanza viene data all'educazione fisica e allo sport. Il clima felice della città e il fabbricato di rara bellezza, hanno portato allievi di famiglie che abitano lontano, sono così sorti i due collegi, maschile (110 allievi) nei vasti locali verso nord e femminile (35 allieve) in una palazzina (Tivoli) cintata circondata da un ampio giardino. Le istituzioni hanno nel complesso circa 400 allievi. In armonia all'importanza sempre più grande che viene data alle organizzazioni giovanili, gli allievi e le allieve sono curati fuori delle ore di scuola dalle sezioni Avanguardisti e Balilla, che svolgono un vasto e complesso programma tendente al miglioramento fisico della razza e alla preparazione dei cittadini di domani.
È il resoconto di un'immersione completa nelle acque di un'isola felice. Un noto personaggio della città di Tangeri racconta il suo arrivo nelle scuole dopo che con la sua famiglia erano dovuti fuggire alla persecuzione ebraica.
Quando entrai in classe il mio primo giorno di scuola, tutti, all'entrata del professore, si alzarono in piedi per fare il saluto romano. Io, che non volevo apparire diverso dai miei compagni, feci a mia volta ripetutamente il gesto del saluto fascista, come si usava fare in quelle occasioni; in realtà non sapevo neanche che cosa significasse. Tornato a casa, chiesi a mia madre perché se avevamo lasciato l'Italia per sfuggire al fascismo, mi avevano iscritto in una scuola dove tutti salutavano il Duce. Fu così che qualche giorno dopo venni cambiato di scuole e iscritto a quella francese.
La creazione di centri d'istruzione stranieri in Marocco è collegata al regime capitolare, durante il quale i Sultani, senza particolari accordi con gli Stati Nazione, consentirono, di fatto, l'istituzione di scuole che, tenute in un primo tempo da comunità religiose o privati e limitate all'insegnamento primario, andarono progressivamente sviluppandosi per divenire, dopo il Trattato di Algeciras, istituti di cultura con carattere ufficiale, gestiti direttamente dagli Stati secondo i propri ordinamenti e senza alcuna ingerenza da parte delle autorità locali. Lo Statuto Internazionale di Tangeri consacrava giuridicamente l'esistenza di questo stato di fatto, dando un carattere di extraterritorialità alle istituzioni scolastiche. Lo Stato Italiano contrariamente agli altri Paesi si era limitato ad accordare qualche modesta sovvenzione a talune scuole elementari create a Tangeri, come quella della famiglia Chimenti. Fu soltanto tra il 1925 e il 1928, precedentemente all'entrata dell'Italia nello Statuto Internazionale (gennaio 1929), che il Governo Fascista considerò opportuno occupare a Tangeri nel campo scolastico, come in altri settori, una posizione pari a quella delle altre potenze, provvedendo alla creazione di scuole.
Anche in campo religioso si comincia a richiedere una maggiore presenza della Chiesa Cattolica in Marocco. In particolare le autorità consolari, in un testo indirizzato al Ministero degli Esteri, rilevano come l'atto di Algeciras, così come la convenzione di Parigi del 1923, riconfermavano gli accordi intervenuti a suo tempo tra il Regno di Sardegna e l' Impero Marocchino: il libero esercizio della professione cattolica e in generale di tutti i culti. Si denunciarono cioè i rischi di esclusione dell'Italia nella gestione politica di Tangeri e del Paese, visto che la Spagna e la Francia erano in forte concorrenza con l'Italia anche attraverso l'elemento religioso.
Fu così che, sulla fine del 1932, il parroco Roberto Bovani fu inviato, dietro richiesta del Governo, a Tangeri per provvedere alla cura pastorale dei connazionali e all'istruzione religiosa degli alunni delle scuole italiane della città.
Le migliori impressioni le ricevette dal complesso che ospitava la scuola. Ma per il resto, si dice, rimase molto perplesso in quanto non esisteva nulla per ospitare la missione. Avuto a disposizione un ampio locale del palazzo per il culto, padre Bovani, coadiuvato da un altro religioso, poté inaugurare, l'11 febbraio 1933, la nuova Cappella, dedicata a San Francesco d'Assisi, celebrando la prima messa e pronunciando "indovinate parole di circostanza, mettendo in rilievo l'opera svolta dal Governo fascista in pro degli italiani all'estero e rivolgendo un riconoscente, devoto pensiero al Re, al Duce e alla Patria lontana".
Per arredare il luogo di culto si utilizzano provvisoriamente indumenti e oggetti provenienti dalla missione spagnola e dall'ospedale italiano e per l'occasione venne inviato direttamente dal Pontefice un dono di 3.000 franchi.. Il 13 dicembre 1936, dopo il desiderio espresso dal Ministero degli Esteri in un telespresso rivolto al Vescovo, la cappella fu elevata al rango di parrocchia e due anni dopo iniziarono i lavori per la costruzione di una nuova Chiesa, la Chiesa di San Francesco d'Assisi.
Durante la seconda guerra mondiale Tangeri cadde per un periodo sotto il protettorato spagnolo (1940-45). Tale fatto allarmò l'allora Console del Governo Fascista, che in una lettera indirizzata al Governo e all'Ambasciatore a Madrid, lamentò la poca riconoscenza del Governo Spagnolo nei confronti della diplomazia italiana, la quale, durante la guerra civile spagnola, aveva ospitato, proprio nel Palazzo, i ragazzi delle famiglie aderenti al Movimento Nazionale.
Durante la II Guerra la scuola cominciò a indebolirsi e a decadere, tanto che il Governo Italiano, nel 1957, pensò di chiuderla e trasferirla a Casablanca.
Nel 1960 il Governo, dietro le insistenze dell'Ambasciatore d'Italia a Rabat, trasformò la scuola nell'ordine Tecnico Industriale. Tale trasformazione diede nuova vita e prestigio alla Scuola. Il preside in un documento risalente all'anno scolastico 1973-74 valutò positivamente il funzionamento e il rendimento della scuola, dopo la stasi causata dal ridimensionamento delle Scuole disposto dal Ministero nel 1964-65, consistente nella limitazione delle iscrizioni alla prima classe della scuola media unica, nella soppressione della sezione Falegnameria della scuola di avviamento e nell'istituzione del Corso Preparatorio. La dimostrazione è data dalla popolazione scolastica che rivelò un incremento costante, evidenziando un salto in avanti maggiore a 100 unità nel momento dell'apertura della Scuola d'Avviamento Industriale nell'anno scolastico 1962-63 (da 202 a 317 iscritti), un abbassamento conseguente ad un primo ridimensionamento nell'anno 1965-66 (da 348 a 292 alunni) e un secondo ridimensionamento nel 1972-73 che, dopo riaver raggiunto le 550 unità, scese improvvisamente in due anni a 300 unità.
Il 3 maggio 1963, in seguito all'indipendenza e al riassorbimento di Tangeri nell'amministrazione del Regno del Marocco indipendente, il titolo di proprietà n. 9580 G (V. 34, Art 875), corrispondente all'intero terreno sul quale sorgono il Palazzo delle Istituzioni Italiane e gli altri fabbricati, viene registrato all'Ufficio del Catasto di Tangeri dall'allora Console Generale, pagando una tassa di registrazione pari a circa 4.000 Dirham. Con tale registrazione viene deciso quindi l'ufficiale passaggio della proprietà dall'ANSMI allo Stato Italiano nel timore, si legge in una lettera, che l'autorità marocchina fosse maggiormente in grado di fare pressioni o atti di forza per riprendersi il patrimonio.
Nel 1964, nel piano di rilancio economico di Tangeri allo studio della Commissione Reale, il Consiglio di Amministrazione del Sindacato e del Turismo formula una serie di suggerimenti intesi ad incrementare il movimento turistico verso la città dello stretto. Assieme a proposte come il controllo dei prezzi, la costruzione di infrastrutture, la semplificazione delle formalità frontaliere, si suggerisce alla Commissione Reale di studiare la restituzione del patrimonio nazionale del Palazzo "Moulay Hafid" di proprietà dello Stato Italiano. Il quotidiano Espa?a del 13 settembre 1964 conferma questa intenzione del Re in un articolo. La risposta del Governo italiano è categoricamente negativa per un Palazzo che in quel momento viene considerato di estrema importanza, nonostante i «costi elevati per il suo mantenimento».2 (Scheda: Un esempio di integrazione riuscita: Elisa Chimenti) 3
È indubbio come il Palazzo di quegli anni doveva apparire come un cuore pulsante per la cultura di Tangeri. Oltre ad essere luogo di formazione per molti giovani, il complesso italiano ospitava nei suoi bellissimi angoli i grandi eventi artistici e culturali. Concerti con musicisti di ogni genere, spettacoli circensi e di mimo, balli e rappresentazioni teatrali si inserivano molto frequentemente nel quadro scolastico. Intensa era la collaborazione sul campo culturale con le autorità dei diversi paesi presenti in Tangeri che permise ad artisti di molte nazionalità di esibirsi nel Palazzo.
Ciò nonostante l'8 giugno 1983 il Ministero degli Affari Esteri comunica i modi e i tempi secondo i quali si dovrà procedere alla chiusura delle scuole (immediata per ciò che riguarda le nuove iscrizioni). La scuola media conta allora 34 allievi di cui 6 italiani e 28 marocchini, l'Istituto Tecnico Commerciale 53 studenti di cui 9 italiani e i restanti 42 marocchini. In totale 139 alunni di cui 118 marocchini e 21 italiani, cinque dei quali figli di insegnanti. La motivazione addotta per la chiusura delle scuole può essere così sintetizzata:
- Il titolo che si consegue al termine degli studi non è richiesto dal locale mercato del lavoro. I genitori inviano i loro figli alla scuola italiana essenzialmente per lucrare il modesto sussidio pagato dal governo marocchino alle famiglie i cui figli frequentano la scuola.
- Una limitata percentuale dei pochi licenziati dell'Istituto Tecnico Commerciale si avvale di borse di studio del governo marocchino, di entità estremamente modesta, per frequentare le università italiane. Grazie all'insufficiente preparazione e alla inadeguatezza della borsa di studio, i giovani trasferitisi in Italia finiscono per vivere di espedienti senza alcuna prospettiva di conseguire una laurea.
- Declino della presenza di studenti italiani e progressiva espansione dell'elemento marocchino, ma a un livello estremamente basso, sia sotto il profilo sociale che culturale sono due evoluzioni che ci inducono a considerare il mantenimento della scuola come la volontà di consentire la sopravvivenza ad ogni costo dell'istituzione. L'attuale scolaresca marocchina risulta composta nella stragrande maggioranza da alunni pluriripetenti, esclusi dalla scuola locale e in alcuni casi anche ritardati.
- Da ultimo non va sottaciuto che, malgrado l'erario sopporti una spesa annua di circa un miliardo per il suo funzionamento, la scuola non gode di alcun prestigio in seno alla società locale.
Si tratta di osservazioni che non trovano riscontro nelle testimonianze date dagli intervistati locali. Gli alunni della Scuola Media e dell'Istituto di Ragioneria sottoscrivono, pochi giorni dopo la notizia della chiusura, una lettera al Presidente della Repubblica Sandro Pertini, qui riassunta senza alterarne i termini:
"Caro Presidente, gli alunni della scuola di Tangeri sono dispiaciuti, addolorati di mandare questa lettera perché abbiamo sentito che questa magnifica scuola chiuderà. Noi le altre scuole europee non le vogliamo. È questo il premio per aver scelto e amato la lingua e la cultura italiana ed avere frequentato per 5-6 anni questa scuola. Tutta la popolazione tangerina è molto dispiaciuta per questa brutta decisione, e forse è dispiaciuto tutto il Marocco. La scuola italiana va a morire. Tutti eravamo e siamo orgogliosi di averla nella nostra città. Noi siamo convinti che il popolo italiano non sa niente di questo altrimenti non sarebbe contento neanche lui. No, On. Presidente questa scuola non deve morire, noi non lo vogliamo perché questa scuola ci lega e ci affratella con il popolo italiano. Facci qualcosa lei Presidente, salvi la scuola italiana".
La voce degli studenti troverà il supporto del personale della scuola, maestri e professori. Ciò servirà soltanto a rimandare di qualche anno la chiusura definitiva, che si realizzerà nel 1987.
Nella volontà di chiusura espressa si lascia aperta la possibilità di una scuola di formazione professionale. Nascerà difatti, da un Accordo di cooperazione tra Italia e Marocco, firmato nel 1984, il Centro di Formazione Formatori, terza ed ultima fase del progetto. Nel 1987, proprio con i fondi della cooperazione, si realizzerà un profondo restauro del Palazzo. L'iniziativa avviata nel gennaio 1992, nonostante avesse riscosso un particolare e vivo interesse da parte delle industrie locali, non si realizzerà, date le condizioni di degrado della struttura accogliente. Un rapporto di esperti del Ministero pone l'accento su possibili crolli che renderebbe molto pericoloso il proseguimento dell'attività.4 Si impongono così licenziamenti e conseguenti sfratti.